Nel mese di ottobre 2015 ha preso il via il progetto “Dal Monferrato al mondo passando per l’Etiopia”, un percorso molto ambizioso che si snoda nel tempo e nello spazio, toccando arti e scienze differenti alla ricerca di un nuovo legame: il cardinal Massaja, la storia dell’antica presenza umana e animale in Etiopia e nel Monferrato, il confronto creativo tra questi temi e la contemporaneità. Un percorso “popolare alto” che utilizza i linguaggi immediati della musica, del teatro e di una narrazione scientifica accessibile a tutti. I primi eventi si sono svolti a Piovà, nel piccolo paesino da cui tutto è partito oltre due secoli fa.
Sabato 3 ottobre, nell’80° anniversario dell’invasione italiana in Etiopia, ad aprire la conferenza è stato il prof. Mauro Forno dell’Università degli Studi di Torino, grande esperto della vita del Massaja, che, con la collaborazione del prof. Leonardo Casalino dell’Université Stendhal Grenoble3 di Grenoble, ha spiegato quale sia stata l’azione diplomatica di questo missionario e quali siano state le ragioni per cui il Fascismo abbia strumentalizzato la sua opera, quasi facendone un precursore del colonialismo, e infangando pertanto la sua immagine: motivo per il quale la sua causa di beatificazione è rimasta nel cassetto per oltre cento anni.
Il colonialismo italiano in Etiopia, infatti, iniziò nel 1879, periodo in cui il Massaja era già ampiamente tornato dalla sua missione in quella terra e si sviluppò solo parecchi anni dopo la battaglia di Adua del 1896, in cui l’esercito italiano, pesantemente sconfitto, dovette almeno temporaneamente abbandonare le ambizioni coloniali sul corno d’Africa.
Gli scritti del Massaja furono spesso letti e divulgati con molte forzature e i Fascisti giustificarono l’invasione dell’Etiopia, avvenuta proprio il 3 ottobre 1935, come un suggerimento dell’illustre Massaja, cosa del tutto falsa, anche perché lo stesso Massaja, uomo del Regno di Sardegna e non dell’Italia unita, pensava che noi italiani, in un’Italia che appunto ancora nemmeno esisteva, non avessimo niente da insegnare a nessuno e lo dichiara anche nelle sue memorie.
Molto suggestivo e commovente l’intervento di Gabriella Ghermandi, cantante e scrittrice di origine etiope, autrice di “La regina di fiori e di perle”, che ha raccontato della Resistenza in Etiopia contro gli invasori, narrando la sua esperienza di bambina in quella terra e della sua famiglia mista, che ha subito a lungo le conseguenze del colonialismo.
“Potrei definirlo un frantoio di anime: per tanto, troppo tempo, noi meticci siamo stati considerati i figli del diavolo, ma invece eravamo solo il risultato della pace, dell’amore che va oltre le differenze”.
Infine la dott.ssa Anna Delfina Arcostanzo, dell’Associazione culturale Compagnia Marco Gobetti, autrice di “Noi, gli occidentali – Spunti per una geopolitica riflessiva, nello specchio della Françafrique”, ha affrontato la tematica dei colonialismi contemporanei coinvolgendo il pubblico in alcuni esercizi di riflessività.
Di grandissimo interesse la presenza e l’intervento dello storico Matteo Dominioni, giunto qui dalle montagne svizzere, che, al termine della giornata, ha dichiarato:
“Ieri era l’80° anniversario dell’inizio dell’aggressione italiana all’Etiopia. Nessun quotidiano ha ricordato l’evento. Ho provato a darmi una spiegazione e forse l’ho trovata. Siamo nell’epoca dell’oblio su certe questioni. Dibattere, discutere, confrontarsi è impegnativo, difficile. Siamo nell’epoca della concordia. Un tempo agli studiosi del colonialismo avrebbero affibbiato l’etichetta di anti-italiani, disfattisti, comunisti. Oggi liquidano tutto dandoti del gufo, dello sfigato. Offese senza possibilità di replica. Non ricordo mai il 3 ottobre, è banale. Quest’anno però sono voluto venire a Piovà Massaia a seguire una giornata di studi e ad assistere allo spettacolo di Gabriella Ghermandi. Credo sia stata l’unica iniziativa in Italia organizzata in ricordo del 3 ottobre 1935. Ringrazio gli organizzatori per l’impegno e l’ospitalità. Interessante l’incontro, bella la compagnia, buono il vino e, soprattutto, grazie a Gabriella”.
E proprio in serata la voce di Gabriella Ghermandi ha scaldato il cuore di tutti i presenti con gli “Atse Tewodros Project in concerto”, un progetto che fa dialogare musicisti etiopici di tradizionee musicisti italiani, su memoria storica, migrazione e futuro comune.
Il secondo appuntamento, il 24 e 25 ottobre, ha concluso l’avvio del progetto che ha permesso di far giungere nel nostro piccolo paese, artisti e studiosi di fama internazionale. I due giorni, molto intensi, sono stati caratterizzati da importanti convegni e giornate di studio, durante i quali sono intervenuti massimi esperti di argomenti quali la paleontologia, l’antropologia, la teologia, la storia.
A moderare la giornata di sabato è stato il prof. Francesco Scalfari, Direttore del Polo Universitario di Asti, che ha definito questo progetto “coraggioso, ambizioso ed innovativo”. Il percorso di studi, scritto e curato da Valentina Cabiale e Marco Gobetti, ha voluto infatti puntare l’attenzione su argomenti molto diversi, in alcuni casi difficili, ma fondamentali per comprendere la contemporaneità e far luce su alcuni aspetti importanti, quali il confronto fra religioni differenti e le migrazioni. Proprio per questa ragione è stata indispensabile anche la partecipazione dell’Ecomuseo Basso Monferrato Astigiano, che recentemente si è occupato di migranti e territori “meticci”.
Per far capire da subito come l’approccio e il punto di vista siano fortemente indicativi in ogni analisi, il missionario Abba Tewelde Beyene ha spiegato come fino agli anni ’40 non si parlasse della storia dell’Africa, ma bensì della storia degli Europei in Africa. Ha inoltre raccontato di quanto fosse difficile per Massaja comprendere i meccanismi storico-politici di quel territorio, così come ha poi spiegato il giornalista e scrittore Andrea Semplici, che ha affermato che “i bianchi in Africa non ci capiscono niente”.
Padre Mario Durando, a sua volta ha narrato il viaggio del Massaja definendolo un “Santo sociale in trasferta” e un “bogia nen” in viaggio fra l’Italia e l’Africa, ma specificando come il termine “bogia nen” non stia ad indicare chi non si muove, come erroneamente viene immaginato, ma bensì chi è fermo e risoluto davanti al nemico, testardo come solo un piemontese sa essere. E a proposito di malintesi, ha tenuto a precisare come il Massaja non abbia fondato Addis Abeba, come spesso si legge, bensì la Missione di Finfinnì, che sorgeva proprio dove poi sarebbe nata questa importante città.
Il dott. Daniele Ormezzano del Museo regionale di Scienze Naturali e la prof.ssa Francesca Romagnoli, dell’Institut Català de Paleoecologia Humana i Evolució Social de Tarragona, hanno invece approfondito tematiche importanti sull’evoluzione dell’uomo e delle specie animali. Il dott. Ormezzano ha anche sottolineato come i termini di “astiano” e “villafranchiano” utilizzati dagli scienziati di tutto il mondo, derivino dalle terre in cui viviamo e per questa ragione sia pertinente confrontare il Monferrato e i suoi ritrovamenti di antiche balene con l’Etiopia, dove appunto sono stati ritrovati i resti umani più antichi.
Il giornalista e scrittore Andrea Semplici ha poi raccontato l’Etiopia in modo così straordinario da invogliare tutti i presenti a partire presto per quella straordinaria terra, dove il Cristianesimo è arrivato ben prima che a Roma. Curioso il fatto che il ristorante Impero di Asmara, di cui Semplici ha parlato, fosse stato gestito per anni da una famiglia piovatese, emigrata là, che insieme con gli altri italiani trasformò quel luogo in una città del tutto simile alle nostre, tanto da far dichiarare a Semplici:
“Negli anni ’80 ho trovato ad Asmara una sorta di Latina degli anni ’30 con una cattedrale dedicata a Sant’Antonio, dei taxi Fiat 1100 e dei baristi italiani”.
On Sunday the writings from Massaja have been shown, that are like an autobiography of his 35 years spent there. The presence of the Bishop from Asti Monsignor Francesco Ravinale and the concert of the famous Italian-Somalian singer and actress Saba Anglana made the event quite special. Saba Anglana, successful daughter of an Italian father and Ethiopian mother, chose to start here her 2015 Zarraf world Tour with a riveting performance.
Nella giornata di domenica sono inoltre stati presentati i volumi scritti dal Massaja, una sorta di autobiografia dei suoi 35 anni di missione in quelle terre.A rendere ancora più eccezionale l’evento, la partecipazione del Vescovo di Asti, Monsignor Francesco Ravinale e il concerto della nota cantante e attrice italo-somala, Saba Anglana, che ha scelto di iniziare proprio qui la sua tournée in giro per il mondo: lo Zarraf Tour 2015. Figlia di padre italiano e madre etiope, sta riscuotendo un grande successo con la presentazione del suo ultimo album e la partecipazione a numerose trasmissioni televisive. Il suo concerto a Piovà ha conquistato tutti i presenti e ha suscitato forti emozioni.
Bella e coinvolgente anche la replica dello spettacolo di Piero Cognasso “A l’è andà an Africa?” messa in scena dalla compagnia piovatese Et veuli che t’la conta per concludere l’evento.