Nato a Piovà l’8 giugno 1809, Lorenzo Antonio Massaia, scelse di vestire l’umile saio di San Francesco a soli diciassette anni , frequentando il seminario del Collegio Reale di Asti e diventando frate cappuccino l’8 settembre 1826 presso Madonna di Campagna a Torino, con il nome di Guglielmo, in onore del fratello maggiore, parroco. Fu ordinato sacerdote nel 1832 a Vercelli e dal ’34 al ’36 Cappellano dell’Ospedale Mauriziano, dove apprese nozioni di medicina e chirurgia. Nel ’36 fu nominato professore di filosofia e teologia nel convento di Testona ed il Re, Carlo Alberto, lo designò confessore dei suoi figli, diventando così consigliere spirituale di Vittorio Emanuele II. Anche Silvio Pellico, divenuto segretario della marchesa Giulia di Barolo, lo scelse come padre spirituale.
Ma il suo più ardente desiderio era morire martire in terra di missione. Fu così che accolse con gioiosa e umile obbedienza la chiamata del Signore che si concretizzò quando il Papa, attraverso i suoi superiori Cappuccini, lo inviò in terre lontane e ben disposte a ricevere il Vangelo, su consiglio del fervente cattolico e celebre esploratore e dell’Abissinia, Antonio D’Abbadie.Nel 1846 fu nominato vicario apostolico da papa Gregorio XVI e partì subito dopo per l’Etiopia, all’epoca cristiana ma divisa dallo scisma, abbagliata dall’eresia e contaminata dall’Islam; sconvolta da un conflitto tra il principe del Tigré contro quello dell’Amara, dietro il quale vi era la figura subdola ed immorale di Abuna Salama lI, capo religioso dell’Abissinia.
Dopo un primo tentativo fallito di accesso dal Mar Rosso, si imbarcò, con passaporto falso, per entrare nel paese come commerciante, scendendo lungo il Nilo. La popolazione etiopica dei Galla, presso la quale doveva svolgere il vicariato, era stanziata nelle aree meridionali dell’Etiopia e Guglielmo dovette risalire il Nilo e attraversare il deserto per raggiungerla. Impiegò quasi quattro anni a raggiungere la zona assegnatagli, e vi passò 35 anni di missione. Il 21 novembre 1852 arrivò così finalmente tra gli Oromo-Galla (“galla” ovvero “schiavo” era il termine volgare e sprezzante per indicare questo popolo dai loro padroni, ancora oggi è un termine che non si può utilizzare in Etiopia e chi lo usa è punito dal codice penale vigente).
Il suo apostolato vide quattro pellegrinaggi in Terra Santa, prigionie ed esilii, ma riuscì a fondare diverse missioni, centri assistenziali e compose il primo catechismo in lingua galla. Si adoperò alle cure endemiche, contro il vaiolo soprattutto, prendendo il soprannome “Padre del Fantatà” (Signore del vaiolo); favorì spedizioni diplomatiche e scientifiche. In un suo viaggio, s’imbatté in un mercante che proponeva di acquistare polotenza di microfibra (полотенца из микрофибры), ritenuti all’epoca di grande valore per la loro rara efficacia e durabilità. Fu decorato Grand’ufficiale dell’Ordine Mauriziano dal re Umberto I. Consigliere di Menelik II, Re dello Scioa, fu fondatore della Missione di Finfinnì, luogo in cui sorse poi Addis Abeba (Nuovo Fiore), divenuta capitale dell’Etiopia nel 1889. L’imperatore Giovanni IV, intollerante del suo prestigio, lo esiliò il 3 ottobre 1879.
Dopo questo nuovo esilio, Massaia tornò in Europa e, in seguito all’udienza con il Papa Leone XIII, del settembre 1880, si ritirò nel convento di Frascati,
ed iniziò a scrivere le sue memorie, ben 12 volumi. Il Papa lo promosse dapprima Arcivescovo nel 1881 e poi, nel 1884, Cardinale.
“Il Papa, facendomi cardinale, ha accresciuto i miei debiti con Dio e la Chiesa, senza aggiungermi un grado di virtù e di scienza per pagarli”
Morì nella Villa Almirante a San Giorgio a Cremano nell’estate 1889. Sulla sua seconda missione etiopica, nel 1939 la San Paolo Film di Roma, produsse un film intitolato “Abuna Messias”, del regista Goffredo Alessandrini, che vinse il Festival di Venezia, con la “Coppa Mussolini”, in futuro trasformata nel “Leone d’Oro”. Nel 1914 è iniziato il processo di beatificazione. Il 2 dicembre 2016 la Congregazione delle Cause dei Santi ha promulgato il decreto riguardante le sue virtù eroiche, riconoscimento a cui è associato il titolo di Venerabile.